Pagina:Opere scelte di Ugo Foscolo I.djvu/107

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e dopo avere udita e considerata ogni cosa, paleso, com’io so, quelle sole verità che vedo chiarissime nella mente e che sento nel petto profondo, e che taciute mi fariano colpevole e disonesto dinanzi al mio Genio. Ma la verità che mi è da tanti anni manifestata dalla condizione della patria, e che mi fa ognor più colpevole ed importuno in Atene, è questa che io voglio ripetervi, perchè mi si è fitta più tenacemente nell’animo. O Ateniesi: massima impostura e pubblica calamità si è l’accostarsi ad un’arte senza ingegno, studio e coraggio convenienti ad esercitarla. Che nè io, tuttochè figliuolo e discepolo di scultore, avrei potuto emulare le statue di Fidia; nè Fidia cessò di fare il simulacro di Pallade, quantunque ei prevedesse, che per quel lavoro sarebbe morto in prigione1. Se dunque l’amore di un’arte vi conforta contro la povertà e l’ingiustizia, voi sarete miseri forse nell’opinione degli altri, ma compianti dagli uomini buoni e gloriosi in futuro, e quel che è più soddisfatti nel vostro cuore. Ma se studiate eloquenza e poesia non per altro che per vivere mollemente, voi non seconderete lo

  1. Diodoro Siculo, lib. XII. Plutarco in Pericle.