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lingua, che poi si elevò e propagò in tutta Italia, e fissò la sua sede in Toscana. Ma le altre parti dell’Italia servivano ancora sotto il giogo della tirannia e della superstizione, quindi taceano gli oratori, limitata la letteratura a leggi scritte, teologia, e cronache.

I Geni si occupavano nelle speculazioni di commercio, o venivano impiegati nelle corti alle cabale de’ gabinetti. Così la lingua italiana non poteva divenire letteraria, e i begli ingegni dormivano, affermando quel detto di Omero: Che Giove non concesse allo schiavo di pensare.

I soli Fiorentini nel secolo XIII redenti da Rodolfo I imperatore si costituirono in repubblica, e per i primi scacciarono i frati fin dai pulpiti. Allora, nel silenzio e nel timore universale, Boccaccio mise in pieno lume la ipocrisia; e gli oratori e i poeti e gli storici fiorirono in seguito liberamente. Ecco come nacquero originali le lettere fra noi. Bisogna per tanto fermare questa lingua nello stato in cui trovasi sotto quei tre principi dell’italiana favella, Dante, Petrarca e Boccaccio. I vocabolari sono depositari delle voci, ma dopo, i vocabolari, e le voci crescono, perchè crescono le idee, così pure dicasi delle regole grammaticali. Ciò che più necessita di guar-