Pagina:Opere scelte di Ugo Foscolo I.djvu/217

Da Wikisource.

amici di lui pervenissero ad ottenere, ch’egli fosse rimesso in patria e ne’ beni, solo che pat-


    s’io al vero son timido amico ec.», e tutta la sua Commedia, nella quale non paventò i giudizi ncèle opinioni volgari ed effimere, onde non può venir di certo vergogna, nè chiuse le labbra al vero per meschini rispetti, e tale sarebbe stato il timore di dire un vero, che potesse sembrar menzogna;

    Mordear opprobriis falsis, mutemque colores?

    ma lo disse e cantò altamente, e lo cantò anche pericoloso, e, precorrendo la giustizia di Dio, non temè di dannare alla infamia e all’inferno potentissimi contemporanei. — MA quanto poi fosse per riuscir dannoso il dare a questo adagio una significanza estensiva ed assoluta, e lo applicarlo agli scrittori, provasi per la intera storia dei progressi della mente umana. Forse la immobilità del sole e il moto della terra non sarebbero ancora scoperti, se il grande cosmografo avesse dato orecchio a questo consiglio, e fermatosi alla prima faccia delle cose. Ma i posteri hanno in venerazione il nome dì Galileo, appunto perchè trovò un importante vero, e lo dimostrò e mantenne allora pur, che il promulgarlo gli costava ben altro, che una falsa vergogna.

         — Quid me perferre palique
    Indignum coges?

    Il vero che ha faccia di vero è conosciuto da tutti, e, se è giusto onorarlo, non ha però altrettanto bisogno d’avvocati, quanto il vero che ha faccia di menzogna. La sagacità degli scrittori sta nel riconoscerlo sotto quella falsa larva, e l’ufficio loro nello strapparla, e mostrarlo ignudo al mondo; nè mai si è fatto passo veramente progressivo, se non che svelando