Pagina:Opere scelte di Ugo Foscolo I.djvu/79

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nostro emisfero, ma le forze e le perturbazioni de’loro moti, il pastore, salutando col canto l’apparire di quel pianeta bellissimo tra gli astri, che segue tardo il sole all’occaso e lo precede vigile nell’oriente, avvertiva i momenti delle tenebre e della luce; l’immobilità della stella polare guidava tra l’ombre la vela del navigante; la luna col perpetuo ricorso d’una notte più consolata dal suo lume distinse i mesi, e rifrangendosi ne’vapori e nell’aura, presagiva le meteore maligne e propizie; e il sole, abbreviando l’oscurità che assiderava la terra, e rallegrando con raggi più liberali l’amor nei viventi e la beltà nelle cose, diè con l’equinozio di primavera i primi auspicii alle serie degli anni. Al cielo dunque, che col moto perenne dei suoi mondi dipensava il tempo alle umane fatiche e promettevalo eterno, fu raccomandata la tradizione delle leggi, de’riti, delle conquiste, e la fama de’primi artefici e dei principi fortunali. I pensieri del mortale ch’ebbero dalla parola propagazione e virtù, trovandosi incerti nella memoria di lui, e caduchi nei monumenti terreni, conseguirono perpetuità nel vario splendore, nel giro diverso, negli orli e negli occasi degli astri, e nelle infinite apparenze con cui le stelle tutte quante