Pagina:Opere scelte di Ugo Foscolo II.djvu/128

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padrone — piato suona anche oggidì controversia legale davanti al giudice — il Petrarca trasse da questo componimento quella sua egregia canzone morale, che comincia:

Quell’antico mio dolce, empio Signore

e conclude per l’appunto come Cino, benché con altre parole:

Piacenti aver vostre ragioni udite:
Ma più tempo bisogna a tanta lite.

Pianse il Petrarca la morte di Cino, con quel sonetto:

Piangete, donne, e con voi pianga Amore.

Petrarca. Ne’ poeti anteriori le fantasie dell’amore ideale sono abbozzate con estro passionato, con grazia schietta ed originale:, nel Petrarca sono disegnate più esattamente dipinte con tinte più calde e mirabilmente adornate — in questo sonetto la parola Idea, stando a’ Platonici, significa modello primitivo sul quale Iddio e la Natura formano poscia più o meno perfetti gli enti dell’universo. — L’ottavo verso è una pennellata da maestro: e gitta un inimitabile chiaroscuro con quella rapida riflessione che le belle doti della donna amata esacerbano la passione dell’animo innamorato: ed è vero pur troppo! — nel verso nono in quelle parole mira per bellezza, sottintendesi facilmente per trovare; ed uno de’ mille modi spediti co’ quali questo poeta padroneggiando la lingua seppe abbreviarla, arricchirla e nobilitarla; e riesce chiarissimo sempre: bensì chi vuole in questa parte imitarlo riesce oscuro; tanto può l’ingegno! — l’ultimo verso è della povera Saffo, in quell’ode:

Colui mi sembra agli alti Dei simile
Che teco siede, e sì soavemente
Cantar t’ascolta, e in atto sì gentile
                    Dolce ridente.
Com’io ti veggio, palpitar mi sento
Nel petto il core; in quel beato istante
Non vien più suono d’amoroso accento
                    Sul labbro ansante: