Pagina:Opere varie (Manzoni).djvu/251

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atto terzo. 245


il conte.


                              E voi potete adunque
Creder così: quei che gli han visti a fronte,
Che assaggiaro i lor colpi, e che a fatica
Su lor le mani insanguinate han poste,
Noi credean sì di leggieri.

primo commissario.


                                                  È questa
Dunque una giostra di piacer? Non vince
Per conservar, Venezia? E vana al tutto
Fia la vittoria?

il conte.


                              Io già l’udii, di novo
La devo udir questa parola: amara,
Importuna mi vien come l’insetto
Che, scacciato una volta, anco a ronzarmi
Torna sul volto... La vittoria è vana?
Il suol d’estinti ricoperto, sparso
E scoraggiato il resto... Il più fiorente
Esercito! col qual, se unito ancora
E mio foss’egli, e mio davver, torrei
A correr tutta Italia; ogni disegno
Dell’inimico al vento; anche il pensiero
Dell’offesa a lui tolto; a stento usciti
Dalle mie mani, e di fuggir contenti
Quattro tai duci, contro a’ quai pur ieri
Era vanto il resistere; svanito
Mezzo ii terror di que’ gran nomi; ai nostri
Raddoppiato l’ardir che agli altri è scemo;
Tutta la scelta della guerra in noi;
Nostre le terre ch’egli ha sgombre... è nulla?
Pensate voi che torneranno al Duca
Que’ prigioni? che l’amino? che a loro
Caglia di lui più di voi? ch’egli abbiano
Combattuto per esso? Han combattuto
Perchè all’uomo che segue una bandiera,
Grida una voce imperiosa in core:
Combatti, e vinci. E’ son perdenti; e’ sono
Tornati in libertà; si venderanno...
Oh! tale ora è il soldato... a chi primiero
Li comprerà... Comprateli, e son vostri.

primo commissario.


Quando assoldammo chi dovea con essi
Pugnar, comprarli noi credemmo allora.

secondo commissario.


Signor, Venezia in voi si fida; in voi
Vede essa un figlio; e quanto all’util suo,