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246 il conte di carmagnola

Alla sua gloria può condur, s’aspetta
Che si faccia da voi.

il conte.


                                        Tutto ch’io posso.

secondo commissario.


Ebben, che non potete in questo campo?

il conte.


Quel che chiedete: un uso antico, un uso
Caro ai soldati violar non posso.

secondo commissario.


Voi che nulla resiste, a cui sì pronto
Tien dietro ogni voler, sì ch’uom non vede
Se per amore o per timor si pieghi,
Voi non potreste in questo campo, voi
Fare una legge, e mantenerla?

il conte.


                                                            Io dissi
Ch’io non potea: meglio or dirò: nol voglio.
Non più parole; con gli amici è questo
Il mio costume antico, ai giusti preghi
Soddisfar tosto e lietamente, e gli altri
Apertamente rifiutar. Soldati!

secondo commissario.


Ma... che disegno è il vostro?

il conte.


                                                  Or lo vedrete.

(a un soldato che entra)


Quanti prigion restano ancora?

il soldato.


                                                            Io credo
Quattrocento, signor.

il conte.


                                        Chiamali... chiama
I più distinti..... quei che incontri i primi:
Vengan qui tosto.

(parte il soldato)


                              Io ’l potrei certo.... Ov’io
Dessi un tal cenno, non s’udria nel campo
Una repulsa; ma i miei figli, i miei
Compagni del periglio e della gioia,
Quei che fidano in me, che un capitano
Credon seguir sempre a difender pronto
L’onor della milizia ed il vantaggio,
Io tradirli così! Farla più serva,
Più vil, più trista che non è!.... Signori,