Pagina:Opere varie (Manzoni).djvu/255

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atto terzo. 249


il conte.


                                        Che? Tu sei figlio
Di quel valente?

pergola figlio.


                              Il son

il conte.


                                             Vieni ed abbraccia
L’antico amico di tuo padre. Io era
Quale or tu sei, quando il conobbi in prima.
Tu mi rammenti i lieti giorni, i giorni
Delle speranze. E tu fa cor: fortuna
Più giocondi princìpi a me concesse:
Ma le promesse sue sono pei prodi;
E presto o tardi essa le adempie. Il padre
Per me saluta, o giovinetto, e digli
Ch’io non tel chiesi, ma che certo io sono
Ch’ei non volea questa battaglia.

pergola figlio.


                                                            Ah! certo,
Non la volea; ma fur parole al vento.

il conte.


Non ti doler: del capitano è l’onta
Della sconfitta; e sempre ben comincia
Chi da forte combatte ove fu posto.
Vien meco;

(lo prende per mano)


                    ai duci io vo’ mostrarti, io voglio
Renderti la tua spada.

(ai commissari)


                                        Addio, signori;
Giammai pietoso coi nemici vostri
Io non sarò, che dopo averli vinti.

(partono il conte e pergola figlio).