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248 il conte di carmagnola


il prigioniero.


                                                            Ed ora
Ci fia sventura il non aver ceduto
Che a voi, signore? E quelli a cui toccato
Men glorioso è il vincitor, l’avranno
Trovato più cortese? Indarno ai vostri
La libertà chiedemmo; alcun non osa
Dispor di noi senza l’assenso vostro;
Ma cel promiser tutti. Oh! se potete
Mostrarvi al Conte, ci dicean; non egli
Certo dei vinti aggraverà la sorte;
Non fia certo per lui tolta un’antica
Cortesia della guerra,..... ei che sapria
Esser piuttosto ad inventarla il primo.

il conte.


(ai commissari)


Voi gli udite, o signori.... Ebben, che dite?....
Voi, che fareste?....

(ai prigionieri)


                                   Tolga il ciel che alcuno
Più altamente di me pensi ch’io stesso.
Voi siete sciolti, amici. Addio: seguite
La vostra sorte, e s’ella ancor vi porta
Sotto una insegna che mi sia nemica...
Ebben, ci rivredemo.

(segni di gioia tra i prigionieri, che partono;
il conte osserva il pergola figlio, e lo ferma)


                                   O giovinetto,
Tu del volgo non sei; l’abito, e il volto
Ancor più chiaro il dice: e ti confondi
Con gli altri, e taci?

pergola figlio.


                                   O capitano, i vinti
Non han nulla da dir.

il conte.


                                   La tua fortuna
Porti così, che ben ti mostri degno
D’una miglior. Qual è il tuo nome?

pergola figlio.


                                                            Un nome
Cui crescer pregio assai difficil fia,
Che un grande obbligo impone a chi lo porta;
Pergola è il nome mio.