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474 osservazioni sulla morale cattolica


E su cosa si fondava poi l’accusa che facevano alla dottrina cattolica’, d’imporre alla penitenza una condizione impossibile? Unicamente sulla, autorità di questo loro domma medesimo, cioè sulla supposizione, che, per ottenere la remissione de peccati sia necessario il credere, con certezza di fede, che siano rimessi; e che sia, per conseguenza, necessario il credere, con uguale certezza, d’avere adempita la condizione richiesta. E non c’è dubbio che, posta una legge simile, la condizione voluta dalla dottrina cattolica sarebbe, in regola generale, impossibile a adempirsi; giacchè qual uomo, senza una particolare rivelazione, senza che l’infallibile «Conoscitore de’ nascondigli del core1» gli abbia detto: «Tu hai amato molto, e perciò, ti sono rimessi i tuoi peccati2», qual uomo può conoscere, con certezza assoluta e di fede, d’avere una contrizione adequata delle sue colpe? Senonchè, con una legge simile, non la sola contrizione, ma qualunque condizione sarebbe impossibile; giacchè qual uomo può conoscere, con certezza assoluta e di fede, la perfezione e, dirò così, l’adequatezza d’un suo sentimento qualunque? E quindi impossibile anche la condizione predicata dai due novatori, come unica e sufficiente, cioè la fede. Ho qui il vantaggio di potermi servire di parole del Bossuet: «Mais, répond-il (Luther), le Fidèle peut dire, je crois, et par là sa foi lui devient sensible; Comme si le même Fidèle ne disoit pas de la même sorte, je me repens, et qu’il n’eût pas le même moyen de s’assurer de sa repentance. Que si l’on répond en fin que le doute lui reste toujours s’il se repent comme il faut, j’en dis autantt de la foi; et tout aboutit à conclure que le pécheur se tient assuré de sa justification, sans pouvoir être assuré d’avoir accompli, comme il faut, la condition que Dieu exigeoit de lui pour l’obtenir3.» E non si prenda questo per un semplice argomento ad hominem, col quale si possa bensì render comune la difficoltà all’avversario, ma senza levarla da sè. La difficoltà cade tutta quanta sulla dottrina che vuol imporre quella legge; non tocca appunto la dottrina cattolica, la quale non l’ha mai nè immaginata, nè accettata; e secondo la quale, il fedele, applicando la fede al suo oggetto proprio, e escludendola da ciò che non lo è, né lo può essere, crede la remissione de’ peccati, e, pentito, spera d’averla ottenuta per i meriti del Redentore.

E di qui chiunque rifletta è condotto a vedere che in questa dottrina sola può trovare il suo luogo la speranza; essendo una, cosa d’immediata evidenza, che la certezza l’esclude, e che non si può, senza la più aperta contradizione, applicar l’una e l’altra a un fatto medesimo. La quale abolizione virtuale della speranza è più manifesta nella dottrina di Calvino, il quale, o estendendo, o applicando più logicamente quel novo domma (il che non occorre qui di ricercare), pronunziò che, non solo della sua attuale giustificazíone, ma della sua perseveranza finale, e della sua eterna salute, deva il fedele avere un’assoluta certezza. «Una bella fiducia, dice, ci rimane della nostra salvezza, se, in quanto al presente, non abbiamo che una congettura morale d’essere in grazia, e non sappiamo ciò che potrà essere nel futuro4. E più espressamente ancora in un altro

  1. Ipse enim novit abscondita cordis. Psalm. XLIII, 22
  2. Propter quod dico tibi: Remittuntur ei peccata multa, quoniam dilexit multum.... Dixit autem ad illam: Remittuntur tibi peccata. Luc. VII, 47, 48.
  3. Histoire des Variations des Églises Protestantes. Liv. I, st.
  4. Egregia vero salutis fiducia nobis relinquitur, si ad praesens momentum nos esse in gratia, coniectura morali aestimamus, quid in crastinum sit futurum nescimus. Instit. Christ. Rel. III, II, 40.