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560 osservazioni sulla morale cattolica

trari.» Qui non concede, è vero, ma si contradice. E tra l’ogni e la più parte, non ci corre una di quelle differenze che si possano trascurare, perchè non cadono nell’essenza della cosa. Non è differenza, è opposizione: E dove? Nel dato fondamentale del sistema.

E non è egli, diciamolo pure, una cosa deplorabile il vedere scrittori e celebri e benemeriti per altri titoli, condannati a questo perpetuo Exclusit revocat1? a eliminare virtualmente la giustizia e il dovere, per servire al sistema; e a riammetterli, in una maniera qualunque, per ubbidire al bon senso e al senso morale? a posarsi, ora sulla probabilità, perchè il sistema non può dar altro; ora sulla certezza, perchè la cosa ne richiede una?

E per liberarsi da tali contradizioni, quale studio, qual fatica, quale sforzo s’ha egli a fare, finalmente? Nient’altro che scotere il giogo pesante, ma posticcio e fragile, d’un sistema arbitrario; lasciar, per amore, la giustizia al suo luogo, in vece d’esser ridotti a dargliene uno per forza; lasciare al suo luogo la prudenza, in vece di collocarla in un’altezza solitaria, dove non si riesce a mantenerla; non darsi a credere, in somma, d’aver costruito un edilizio novo con lo spostar due cose tanto vecchie.

E avremmo finito; ma non ci pare inutile il prevenire un’obiezione, o un’osservazione, se si vuole, che potrebbe venirci da tutt’altra parte. Essendo già morti da qualche tempo i più celebri sostenitori del sistema, e sopite d’allora in poi le controversie che aveva fatte nascere, potrà dir qualcheduno, che è una questione oramai antiquata, e che non ci era quindi nessuna opportunità di rimetterla in campo. E potrà probabilmente aggiungere che sono venuti in campo tutt’altri sistemi; i quali non parlano, in vece, che di giustizia sociale; ma d’una giustizia nova, inaudita, portentosa in ciò che pretende, come in ciò che promette. Sistemi, dirà, che hanno fatto andare in obblivione quello, intorno al quale abbiamo spese tante parole, come il sollevarsi della burrasca fa scomparire l’onda leggiera del bel tempo.

A questo si potrebbe, prima di tutto, rispondere che il non esser più, da qualche o da molto tempo, una dottrina argomento di trattati e di controversie, è tutt’altro che un indizio sicuro dell’esser, nè cessata nè indebolita la sua efficacia pratica. Può anzi indicare il contrario, cioè che abbia ottenuto il suo effetto. Quando la materia messa nella caldaia del tintore ha preso il colore bene, la tinta si lascia andar via. E non già (come abbiamo accennato altrove, e come, del resto, nessuno ignora) che questa sia una dottrina affatto nova. Anzi, come errore pratico, è il più antico di quanti siano entrati nel mondo. Sarete come Dei2, è il primo consiglio d’utilità che sia stato opposto a una regola, e regola suprema, di giustizia, qual è l’ubbidienza della creatura al Creatore; come il più spaventoso di quanti ne vennero in conseguenza, fu quell’altro: «Torna conto a voi che un uomo moia per il popolo3.» L’utilità pubblica fu sempre un pretesto per violar la giustizia; essendo, come abbiamo anche accennato, il mezzo più spiccio di sostituire a una questione in cui non si troverebbero che argomenti contrari, e d’immediata riprovazione, un’altra dove ce n’è per una parte e per l’altra; e argomenti, i quali, a chi non riflette e, per conseguenza, non distingue, possono parer validi, perchè in un altr’ordine di cose, hanno un loro valore. Fu, come s’è visto,

  1. Terent. Eun. I, 1, 4
  2. Eritis sicut dii. Genes. III, 5
  3. Vos nescitis quidquam, nec cogitatis quia expedit vobis ut unus moriatur homo pro populo. Joan. XI, 49, 50.