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L’IRA D’APOLLO



ODE.



Vidi (credi, se il vuoi, volgo profano!)
     Vidi, là dove inalzasi,
     E nel Lario si specchia il Baradello,
     4Il Delfico calar Nume sovrano,
     E su la torre aeria
     Ristar de l’antichissimo castello:
     Gli spirava dal volto ira divina,
     8E da la chioma odor d’ambrosia fina.

Sperai che, quale in su la rupe ascrea,
     O sul giogo parnassio,
     Dolce suono ei trarria da la sua cetra;
     12Ma il Nume che tutt’altro in testa avea,
     Piegando il braccio eburneo,
     Stese la man sul tergo a la faretra,
     Con due dita ne tolse acuto strale,
     16L’arco tese: fremè l’arco mortale.

Ove su l’ampio verdeggiar dei prati,
     Fra i balli delle Najadi,
     Sorge l’alta Milan, la mira ei volse:
     20Me comprese terror pei lari amati,