Pagina:Opere varie (Manzoni).djvu/82

Da Wikisource.
76 adelchi

Ostinato ubbidir manca il comando:
Ei regna, e guerra più non v’è.

                       guntigi.
                                       Sì, certo
Pavia gli è d’uopo; ed ei l’avrà: domani,
Non più tardi, l’avrà. Verso la porta
Occidental con qualche schiera ei venga:
Finga quivi un assalto; io questa opposta
Terrò sguernita, e vi porrò sol pochi
Miei fidi: accesa ivi la mischia, a questa
Ei corra; aperta gli sarà. - Ch’io, preso
Il re consegni al suo nemico, questo
Carlo da me non chieda; io fui vassallo
Di Desiderio, in dì felici, e il mio
Nome d’inutil macchia io coprirei.
Cinto di qua, di là, lo sventurato
Sfuggir non può.

                       svarto.
                      Felice me, che a Carlo
Tal nunzio apporterò! Te più felice,
Che puoi tanto per lui! - Ma dimmi ancora:
Che si pensa in Pavia? Quei che il crollante
Soglio reggere han fermo, o insieme seco
Precipitar, son molti ancora? o all’astro
Trionfator di Carlo i guardi alfine
Volgonsi e i voti? e agevol fia, siccome
L’altra già fu, questa vittoria estrema?

                       guntigi.
Stanchi e sfidati i più, sotto il vessillo
Stanno sol per costume: a lor consiglia
Ogni pensier di abbandonar cui Dio
Già da gran tempo abbandonò; ma in capo
D’ogni pensier s’affaccia una parola
Che gli spaventa: tradimento. Un’altra
Più saggia a questi udir farò: salvezza
Del regno; e nostri diverran: già il sono.
Altri, inconcussi in loro amor, da Carlo
Ormai nulla sperando....

                       svarto.
                                 Ebben, prometti:
Tutti guadagna.

                       guntigi.
                     Inutil rischio ei fia.
Lascia perir chi vuol perir: senz’essi
Tutto compir si può.