Pagina:Oriani - Fino a Dogali.djvu/440

Da Wikisource.

Signore del cielo, poteva rialzare la fronte del popolo troppo piegata davanti ai padroni della terra.

La passione di Cristo non era nulla in faccia a quella di Satana condannato al fuoco eterno: la passione di Cristo non aveva consolato nessun dolore, tolta nessuna miseria.

Il mondo era sempre così, i poveri sempre poveri.

E allora tutti i cuori si volgevano al più antico infelice, che non aveva mai ricevuto conforto, che aveva sorriso sdegnosamente della redenzione di Cristo e lo invocavano, lui il dannato che li aspettava nell'inferno, chiedendogli un atomo di felicità, un atomo di gioia.

Anche la terra era ammalata di dolore: d'inverno soffriva il freddo come i poveri, aveva tutte le loro malattie e tutta la loro fame. Adesso non produceva più. La grandine e il fulmine non cadevano sopra di essa che dal cielo.

Dio lontano, in alto, superbo ed insensibile, non domandava che incensi, non esigeva che ringraziamenti.

La demenza tragica delle antiche orgie dionisiache scoppiava in tutti gli spiriti travolgendovi misteri e riti cristiani; si chiamava Satana, si volevano i suoi miracoli, la sua incarnazione di un momento nella strega, l'emancipazione di tutta la