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42 Don Giovanni Verità

la massima di Gesù Cristo, le tradizioni, le autorità, i vizi commerciali insinuatisi nel culto, le deformità idolatriche, gran parte delle pretese politiche, perchè la sua natura fatta d’istinto ripugnava alla indagine, e debole per troppa ignoranza soggiaceva all’immane peso di un sistema che abbracciava tutto il mondo da circa duemila anni.

Viveva. Avrebbe potuto agire sotto l’impulso di certi sentimenti, ma sopratutto lasciava vivere. Il pensiero era troppo alto per lui, l’azione non ancora matura. Ed era un prete come gli altri. Nato non ricco, non pensò mai ad ammassare. Aveva le abitudini di un contadino coi gusti di un cacciatore, nei quali fermentavano forse le sue forti attitudini guerresche. Incapace di sentire tanto l’idealità della Madonna quanto la tragica delicatezza di S. Francesco d’Assisi, la sua pelle, e la sua anima si eccitavano nelle albe frizzanti sui monti, quando il sole sembra prorompere improvvisamente da un’onda rutilante di colori, e la terra palpita, e tutti gli animali esultano. Amava l’abito corto di cacciatore, le ore snervanti del meriggio nelle stoppie, i ritorni lenti a sera accompagnandosi coi braccianti che discendono dai monti, le stanchezze così sane, e così buone che la caccia lascia nei muscoli, e nello spirito, quando appena suonata l’avemaria si à bisogno di dormire.