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meglio vantare a distanza. La morte dello Czar veniva considerata colle norme del classicismo, già abolito nelle scuole per timore del repubblicanesimo greco-romano, poi sostituito colle scienze naturali, e da capo reintegrato dopo che le teoriche positive delle nuove scuole erano sembrate dare frutti anche più pericolosi. Lo Czar era la vittima antica offerta in olocausto pei dolori del popolo; quella folla di studenti straccioni si vergognava momentaneamente meno dei propri cenci, pensando che un imperatore era caduto per strada sotto i colpi di miserabili pari a loro, e che pochi risoluti avevano potuto trionfare così del più potente governo del mondo.
Slotkin, incontrando Loris fermo dinanzi ad un bazar turco nella contemplazione di un magnifico tappeto persiano, gli disse:
— È arrivato Dmitri Orchanski, segretamente, uno studente di Pietroburgo.
Entrando in casa di Kriloff non vi trovarono alcuno. Per prudenza il convegno era stato mutato. La sera si riunirono fuori di Kazan in una strada deserta; erano pochi. Orchanski, giovane d’aspetto, povero, dava particolari su particolari dell’attentato colla vanteria ingenua di avervi partecipato almeno indirettamente; quindi raccontò lo scavo di Mosca, la mina al Palazzo d’Inverno, l’attentato fallito di Odessa. Una veemenza rettorica dava una grande efficacia di persuasione alle sue parole.