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Pagina:Oriani - Il nemico, vol.2.djvu/160

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La formula era così bizzarra che Tatiana non potè schermirsi dal sorridere.

— Non ha chiesto la tua mano, perchè neanche lui può farlo: ora pensaci tu, e si rigettò sui cuscini chiudendo gli occhi, felice di essere finalmente riuscito a porre quel problema. Ma un imbarazzo si era aggravato istantaneamente sugli altri due, inchiodandoli sul tappeto presso il letto di quel morente. Tatiana si sentiva come dentro un suono diffuso e confuso.

Poi intese la voce del principe Vladimiro. Questi aveva rialzato il capo; il suo volto, sempre così malaticcio, era divenuto potente d’espressione, i suoi occhi brillavano.

— Signorina.... vorreste essere la mia vedova? Pensateci bene. Se amate qualcun altro degno di voi, io sarò sempre egualmente ai vostri ordini; vi basterà volere una cosa, perchè io non viva più che per ottenervela. Forse io sono più potente che la mia posizione sociale non lasci supporre: tenetevi pur sicura che nessuno potrà nuocervi impunemente, finchè sarò vivo.

Queste ultime parole, che parevano sfuggirgli in una esaltazione generosa d’orgoglio, furono pronunciate con un suono così terribile di minaccia, che Tatiana stessa ne tremò.

— Ebbene, principe, Tatiana ti risponderà; bisogna lasciare tempo alle ragazze. Io non ho più diritto nemmeno di dare consigli, ma la mia opinione potrò esprimerla. Tatiana è in grado di