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disprezzo per l’aristocrazia, ligia al governo per viltà ed ostile al progresso per avarizia di privilegi, gli faceva persino invocare una strage, nella quale sparisse per sempre lasciando libero il campo ad una nuova classe più moderna di idee e sana di cuore.

Ma, innamorandosi di Tatiana, tutti i suoi istinti di uomo si ridestarono come una reazione a quell’assorbimento settario, che lo aveva a poco a poco isolato dalla vita. Al pari dei caratteri troppo duri si spezzò.

Tatiana fu per lui il ritorno alla vita, non ancora veramente vissuta.

Ma quel riserbo di lei, dopo il matrimonio, gli fece presentire un dramma. Quindi diventò più guardingo, affettando quasi le maniere di un padre, ed aspettando da una inevitabile crisi la soluzione. Egli aveva di sè stesso, fisicamente, una opinione così desolata, che non avrebbe mai osato pretendere dalla moglie i diritti coniugali per timore di leggergliene sul volto il disgusto. Era questo il suo martirio quotidiano.

Tatiana con donnesca furberia ne aveva approfittato. Il principe, non avendole lasciato trapelare nulla della propria posizione politica, doveva assentarsi spesso dal castello, quantunque si sforzasse con ogni espediente di diminuire il numero di quelle assenze o di renderle più brevi.

E ogni volta Tatiana gli porgeva la fronte da baciare con languida cortesia come ad un padrino.