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quell’uomo le richiamava Topine. Nei momenti più convulsi dell’amore ella non vedeva che la sua faccia gialla di malato diventare più brutta, mentre alla veemenza di certi suoi scatti le pareva quasi di essere preda di un animale. Quindi il sangue, invece d’infiammarsi, le si gelava; il principe lo sentiva, mordendosi le labbra e chiudendo gli occhi per nasconderne il lampo di dolore.
L’indomani ella dovette rimanere a letto; il principe ne fu così vergognoso che non osò nemmeno restare a lungo nella sua camera. Ella invece si concentrava in lunghe meditazioni, provando ancora quella stessa angoscia nauseata, che l’aveva sorpresa dopo la violenza di Topine. Che il principe fosse suo marito, il fatto ne diveniva anche peggiore, giacchè con Topine aveva potuto resistere sino a non soccombere che quasi morta. Adesso si rimproverava acerbamente quel matrimonio, accettato per paura della solitudine e per la vergogna di presentarsi così ad un giovane, che sposandola per il danaro non le avrebbe certamente creduto. E il suo pensiero tornava a Loris, terribilmente bello in quella caverna, quando le aveva gettato addosso Topine, e più terribilmente cattivo dopo con quel sorriso di scherno. Se egli sapesse ora il suo matrimonio col principe, sarebbe capace di credere che Topine le avesse inoculato il gusto dei mostri. Quell’uomo, certamente superbo della propria bellezza, si sarebbe sentito anche più bello immaginando lei fra le braccia del principe, e ram-