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Tatiana si sentiva travolta, nullameno potè ancora dirgli:
— Decidete voi stesso se dovrò restare presso di voi o divorziare.
Non vi era più che una parola da dire.
Allora il principe provò come un altro improvviso avvallamento. Quella terribile scena era finita troppo presto, e quasi volgarmente nell’apparenza, malgrado la tensione dei sentimenti e delle idee, che vi si appiattavano. La fatalità della decisione lo sorprese.
Tatiana, tuttora vibrante della prima emozione, gli parve in quel momento più bella di purezza. Un lampo lo abbagliò; e se quel membro del Comitato Esecutivo si fosse ingannato per un caso inesplicabile? Tatiana era tal donna da lasciarsi accusare di adulterio, subendone tutte le conseguenze, piuttosto che scendere a difendersi. Infatti la sua bocca era rimasta contratta in un sorriso doloroso, mentre la fronte le splendeva superbamente, e negli occhi limpidi e cilestri come il cielo delle albe più vivide le s’allargava una divina trasparenza. Simile all’incredulo, nel quale rimase il bisogno della preghiera, egli sentiva la fede in quella donna invadergli nuovamente l’anima, contemplando la sua immagine sempre più lontana, quasi immobile sul filo luminoso del proprio sguardo, come l’ultimo fantasma della vita, quando le onde della morte stanno per sommergerla.
— Restate.