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stero. La vanità non può essere una passione, è troppo piccola.

— Avete ragione.

Il principe a poco a poco si ricomponeva: una severità solenne gli apparve sul viso. Aspettò qualche momento, poi le si volse:

— Ditemi ora quello che intendete di fare. Io appartengo a qualche cosa di così alto, che debbo sempre sapere dove sia la mia vita. In Russia l’amante dello Czar potrebbe, anche involontariamente, riuscire fatale a molti.

A questo discorso Tatiana tremò; il principe proseguì:

— Il vostro potere finisce in me: al di là vi è un’altra ragione, che nessuna passione può travolgere. Ecco perchè devo chiedervi che cosa intendiate di fare. L’amante dello Czar può chiamarsi principessa Dolgorouki come principessa Tewceff, ma il mondo ha diritto di conoscerla. Volete restare nel mio palazzo come portate il mio nome? Ditemelo, è il mio diritto di uomo, non di marito, poichè non avete voluto mai essere mia moglie. Volete divorziare? Ditelo, è il vostro diritto di donna. Non chieggo altro: regolerete i vostri rapporti, come vi piacerà, e mi farete apparentemente nel mondo la posizione, che vorrete. Che importa? La vanità è troppo piccola per essere una passione.

— Si può diventar vani anche per disperazione, ella ribattè con una allusione egualmente torbida.

Ma il principe la richiamò alla realtà di quella strana situazione.