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gendo con bruscheria sopra sè stessa tornò a sdraiarsi sulla lunga poltrona presso il principe.
Loris non aveva ancora fumato, il principe gli offerse l’astuccio delle sigarette.
— La principessa potrebbe soffrirne, e la sua voce era sempre così dura.
Tatiana abbassò il capo, ma riprendendo dalle mani del marito l’astuccio glielo presentò aperto colla più squisita cortesia.
— Fumate pure, la mia malattia non può più inasprirsi pel fumo di una sigaretta.
— Siete davvero ammalata?
Ella lo guardò con una attonitaggine quasi spaventata, tanto le pareva insultante quel dubbio in bocca sua.
— Le signore sanno ammalarsi con così poco e così a tempo, che spesso esigono di non essere credute.
— Lo sono, mormorò con un accento di lontano rimpianto.
— Ma guarirai, mia cara, solo che tu lo voglia, tornando a Pietroburgo. Qui non hai nemmeno medici, disse il principe con voce intenerita.
Ella scosse tristamente il capo.
— No, amico mio, non si guarisce più: è troppo tardi.
Loris era diventato pensieroso. Nella profondità de’ suoi occhi verdi tremava un sentimento di pietà, ma Tatiana non se ne accorse.