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Pagina:Oriani - Il nemico, vol.2.djvu/215

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Il principe si era disteso sopra una poltrona, voltandole quasi le spalle.

Improvvisamente ella s’interruppe per cercare nella cassetta della musica.

— Non me lo ricordo più.

Quando lo ebbe ritrovato, lo spiegò sul leggìo e lo ricominciò. Loris, che si era accostato per aiutarla nella ricerca, rimase addossato al pianoforte.

Questa volta ella suonava vivacemente, guardandogli nel volto con un impudore dolente; pareva chiedergli perchè quella volta avesse voluto farla stuprare da un mostro come Topine. Il suo occhio azzurro aveva una fissazione interrogatrice, che l’altro non seppe sostenere; ma allora, leggendogli nell’anima tutto quanto egli stesso aveva sofferto suo malgrado in quella vendetta, sorrise trionfalmente. Il suo sguardo lo respingeva sempre con quella fissità inquisitoriale, ma la sua bocca tremava già dolcemente nell’invito del perdono.

Poi strinse il tempo del valtzer, quasi cedendo ad una rapina interiore, nella quale anche a Loris parve di essere travolto.

Quando Tatiana tornò presso il principe, si strinse nuovamente nell’abito come ripresa dal freddo.

Loris accese una sigaretta per darsi un contegno.

— Avete finito quelle lettere? gli domandò il principe con accento sornione.