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oltre il villaggio ed ospitarlo nella propria casa, trattandolo lautamente per deferenza al grado e per decoro proprio, invece lo attese nella camera della moglie, che in quei giorni stava peggio.
Il vescovo già male prevenuto, si mostrò più severo. Nicola, che si era imposto la massima prudenza, tacque a tutte le sue critiche, ma quando con villana ironia Dmitri Telivanof alluse a quel ricevimento troppo magro, invitandosi da sè stesso in casa di Popiel, scoppiò:
— Sono undici mesi che io, mia moglie e mio figlio soffriamo la fame.
Il vescovo gli offerse allora un biglietto da venticinque rubli.
— La mia parrocchia aveva il diritto di essere inscritta sul bilancio dei culti, io non ho il dovere di ricevere la vostra elemosina.
L’altro divorò l’ingiuria, partendo subito accompagnato umilmente sino alla carrozza da Popiel, dal cantore e dal sagrestano. Nicola finse di non poter abbandonare nemmeno per un momento la moglie, ma da quel giorno si senti perduto. Nullameno ebbe ancora una soddisfazione. Il vescovo, nell’andarsene, si era fermato al castello, ma il principe Kovanski, ritornatovi da poche settimane, anzichè riceverlo, sapendo della fiera risposta toccatagli alla parrocchia, aveva mandato al pope un paniere di bottiglie e molta selvaggina.
Questa volta Nicola aveva accettato.
Ma quella lotta insensata contro la propria con-