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Pagina:Oriani - Il nemico.djvu/106

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Si fidavano dunque di lui? Sapevano già del suo disegno? Avevano valutato l’energia del suo carattere incapace di tradire in qualunque più tragica circostanza? Subitamente questa loro superiorità lo avvilì. Aveva creduto far pompa di molto ingegno presentandosi solo e come alleato, mentre invece sapevano già tutto, e lo avevano ricevuto.... perchè? Perchè? se conoscendo le sue idee le disprezzavano? Era da parte loro una superbia maggiore, o una lunga esperienza li aveva finalmente persuasi di mutare la lotta di setta in guerra di partito? Le ultime parole del presidente gli sferzavano ancora le orecchie come una corda di hnut. «Voi non siete che un mezzo letterato, uno di quei tanti artisti costretti di creare a sè medesimi la parte di un personaggio, che non sanno obbiettivare nell’arte.» Perchè chiedere quel colloquio? Egli pure aveva fatto dell’accademia drappeggiandosi nelle frasi; per uno scatto della vanità ferita aveva persino confessato di aver barato al giuoco, attirandosi da quel vecchio un freddo rabbuffo.

In queste meditazioni Loris diventava sempre più scontento di sè accorgendosi di non conoscere ancora abbastanza gli uomini per saperli maneggiare. Per un generale e per un uomo di stato non vi poteva essere difetto maggiore; la sua era dialettica di libro, visione di sistema, abilità scenica, che si perdeva nell’ammirazione dei propri effetti.