Pagina:Oriani - Il nemico.djvu/111

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lusso, persino la vigilanza delle guardie vi sembrava rilassata. Loris ne esaminò parecchie: girellavano oziando, come incaricate di facilitare il viavai della gente, che si disponeva a lavorare allegramente; si vedevano pochi poveri e meno accattoni. L’immenso dolore russo, che egli sentiva nell’animo, non sembrava noto ad alcuno. La vita ricominciava colla solita tranquilla operosità.

Gli avvenimenti della notte gli ritornarono alla mente, quasi inintelligibili. Dove era la rivoluzione? Con chi fare una rivoluzione? Si vide dinanzi la giornata vuota; era senza impiego, senza parenti, senza amici. Gli mancava l’occupazione quotidiana, l’esercizio normale dell’esistenza. Tornò a casa, ma non seppe rimanervi: quindi andò in cerca di Kriloff; questi, gli disse il dwornik, era uscito.

Allora prese un fiacre, ripassò per la strada, ove aveva ucciso quella spia, nell’altra, ove era la casa misteriosa del Comitato; percorse due o tre volte l’immenso stradone lungo la Newa. Il fiume era torbido ma calmo, pieno di barche, brulicante di uomini che lavoravano. Le finestre e i balconi signorili si schiudevano; la giornata sarebbe splendida, col sole scintillante.

Si fece condurre al porto: v’erano molti legni da guerra, enormi, onnipotenti.

Il malessere gli cresceva. Discese per stancarsi a piedi, poi credendo di aver fame, malgrado l’e-