Pagina:Oriani - Il nemico.djvu/118

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stirsi di ogni scrupolo; non vi è più nè furto nè assassinio contro il nemico. Ah l’onore del gentiluomo e del soldato! Ammazzare un signore, che schiaccia un villaggio, è assassinio, mentre distruggere un popolo è eroismo....

— Bisognerà dunque rubare ed assassinare? esclamò Ogareff.

— La rivoluzione è inesorabile. Da principio ci divideremo: i più abili fra noi si spargeranno fra i comuni per sobillare i contadini; i più coraggiosi raccozzeranno le bande. Tutti i nemici della società attuale saranno i nostri amici. Ogni mugik possiede un cavallo ed un fucile, ecco una cavalleria pronta a riunirsi e a disperdersi; abbiamo la steppa e la foresta, due immensità: la neve è per noi contro i soldati, l’inverno dura tre quarti dell’anno. Avventare il popolo sulle alte classi, ubbriacarlo, avvelenarlo perchè si vendichi e distrugga, ecco tutto. Accettate Dio e lo Czar, tutte le maschere divine ed umane, rispettate tutte le superstizioni, di cui il popolo ha bisogno per credere di aver ragione. L’assurdo è sempre stato il processo della storia.

Una collera demente dava al suo sguardo verde una fissazione spaventosa, mentre agli angoli della bocca sottile due rughe profonde gli disegnavano un sogghigno marmoreo di sfinge. Ogareff e Kriloff lo guardavano stupiti meno ancora per le formule selvaggie della sua rivoluzione, oramai volgari nei discorsi e nei libri, che per l’accento col