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per fare la sutura in mezzo della piazza anzi che sotto quel lampione. Girò intorno uno sguardo, gli sembrò di essere solo. Si chinò, raccolse fra un pugno di neve il filo, e si mosse affrettatamente.
Loris avanzava adagio. Lemm indovinò che teneva fra le mani il rotolo, e camminava sul filo per meglio seppellirlo fra la neve; quindi si mise a fare altrettanto. Era il momento del massimo pericolo; un passante qualunque, traversando la loro linea, poteva urtare col tacco della scarpa nel filo, e fermarsi.
Loris gli disse, gettandogli sulle braccia l’avanzo del rotolo:
— Prendi la pinzetta dalla mia tasca sinistra, ho le mani intirizzite; annoda tu.
E si allontanò.
Lemm, che si era già cavato i guanti, fece rapidamente la sutura, nascondendosi il resto del filo nella tasca. Raggiunse Loris.
— Ora la Russia è nostra.
E la voce di Loris tremava dal freddo.
Bisognava restare almeno due ore sulla piazza aspettando che la neve crescesse così alta sul filo da celarlo assolutamente. Olga aveva l’ordine di spiare dalla finestra se qualche pattuglia si dirigesse verso la casa e, nel caso di una disgrazia, fuggire per l’appartamento di Lemm. Essi l’attenderebbero sulla piazza.
Per non destare sospetti si divisero in modo