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— Mineremo il teatro di Pietroburgo.
— Non si contromandano le rivoluzioni.
— Ma no, no! stridè con accento di pianto disperato: ucciderò io stesso l’imperatore, sono pronto a rientrare in teatro appositamente.
— Principe, disse Loris, non discutiamo. Vostra moglie vi ha cacciato nella rivoluzione, vostra figlia starebbe per trarvene fuori.... è impossibile, dovete comprenderlo voi stesso. Il vostro sagrificio non è nemmeno straordinario: ricordatevi i nomi dei congiurati, che sagrificarono sè stessi e la propria famiglia alla rivoluzione.
— Non vi è dunque al mondo chi, trovandosi questa sera in teatro, potesse impedirvi di far scoppiare la mina?
Loris non rispose.
Il principe parve cadere, ma Lemm fu pronto a sostenerlo con un braccio. Anch’egli guardava Loris con occhi supplichevoli, non osando parlare.
— Grazie.... mormorò ancora il principe.
Ma Loris alzò il capo risolutamente e, tendendogli la mano sinistra con un sorriso stranamente doloroso, gli disse:
— Sarò vostro figlio.
E nervosamente abbassò il bottone.
Fu un attimo. Nè Lemm, nè il principe avevano avuto il tempo di urlare; si sentirono l’immane esplosione nel cuore, parve loro che la casa inabissasse. Invece nulla si era mosso. Loris li guardò intontito; essi erano sospesi, poi come