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diante una finta vendita ad un sensale ignoto il proprio migliore cavallo; salvarlo, mentre lo stesso Comitato Esecutivo l’abbandonava, sarebbe stato il suo trionfo presso gli amici, e il suo ingresso forse nel Comitato medesimo, che nessuno di loro ancora conosceva.
— Ogareff, disse con voce commossa Fedor: tu piangi!
L’altro, per non mostrare le lagrime, si mise a frugare nella pelliccia rigettata sulla spalliera del divano, cercandovi il porta-sigarette. Olga gli abbracciò il collo per di dietro dandogli un bacio sulla guancia.
— Mio caro Dmitri, quanto sei buono!
— La seduta accademica è levata, proruppe con la sua vocina sardonica Lemm.
— Un momento, ribattè Ogareff con un sussulto nervoso sotto la sferzata, sciogliendosi con poca galanteria da quell’abbraccio: i suoi occhi, ancora bagnati di lagrime, gettavano fiamme. Leo Kriloff non si è ancora veduto: aspettiamo, forse ci recherà qualche notizia.
— Quale? Tutto è perduto, intervenne Slotkin appoggiando con un’occhiata Lemm.
— Chi ha maggior paura può uscire pel primo, disse Ogareff alteramente, dominandoli tutti colla signorilità di una posa involontariamente scultoria: quindi si curvò sul lume a petrolio per accendervi un grosso sigaro d’avana, che finalmente aveva trovato in una tasca.