Pagina:Oriani - Il nemico.djvu/71

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La conversazione per un momento fu sospesa, ma Loris senza cangiare il tono della voce si mise a parlare del povero Rodion: lo sconosciuto involontariamente drizzò il volto ascoltando. Kriloff gettò a Loris di sottecchi uno sguardo imprudentemente meravigliato; Ogareff anche più imprudentemente esaminò lo sconosciuto. Era più di quanto bastava a Pietroburgo per destare sospetti.

Loris affettando molta dottrina parlò della nuova scuola criminale positivista, citò un autore italiano, raccontò di avere assistito ad altre esecuzioni capitali a Parigi e di essere andato nel mattino a quella di Rodion per farsi un’idea del sistema e del carattere russo. Ne era rimasto contento. Non vi era gran folla: evidentemente il popolo non osava assistere a tali spettacoli per timore della polizia, che riempiva tutte le strade e il campo; così era impossibile formarsi un concetto esatto delle impressioni del popolo a queste scene tanto ripetute di supplizio politico.

Loris parlava adagio, con voce limpida e tagliente. La sua faccia, quasi femminea, aveva una serietà aristocratica, dalla quale non trapelava alcuna passione: qualche volta alzava la mano in un gesto compassato.

— Avete mai visto morire sul patibolo? chiese improvvisamente ai due amici.

Ogareff, che indovinava un’intenzione riposta in questo discorso e seguitava a sbirciare lo sco-