Pagina:Oriani - Il nemico.djvu/93

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sia. Finchè il dolore non diventa arma, una rivoluzione è impossibile. La Russia soffre. Da mille anni la sua vita si trascina nella penombra della storia; il suo popolo fu sempre schiavo, la sua aristocrazia sempre schiava, i suoi czar sempre schiavi. Non un’idea è russa nella storia, non un progresso è nazionale nella nostra vita. Ciò che chiamiamo progresso russo, fu un capriccio burocratico di Pietro il Grande e di Caterina II; la Russia non ebbe di vivo che l’istinto socialistico e lo mantenne nel mir, ma accerchiata dal mondo moderno la sua vita divenne tragica. Tutte le nostre sette religiose esprimono la rivoluzione: da coloro che si stordiscono nelle orgie idolatriche a coloro che si castrano, dai predicatori del suicidio agli apostoli dei roghi, nei quali le madri venivano senza piangere a gettare i bambini, tutto è dolore nella religione russa; la letteratura vi soccombe. Calcolate quanti secoli e quanta varietà di dolori dev’essere stata necessaria perchè tanti milioni di uomini possano sentire e pensare così: eppure la loro vita aumenta col loro numero. Armate dunque la loro vita dei loro dolori, gettate il popolo nella guerra perchè ne esca sano e trionfante. Sono venuto a proporvela.

— Chi rappresentate voi per parlare così?

— Io sono la giovane Russia.

— Nessuno può dire così grande parola.

— E nessuno negarla quando si è detta.

— Che faceste voi finora?