Pagina:Oriani - Oro incenso mirra, Bologna, Cappelli, 1943.djvu/58

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una scena da romanzo: ecco perchè io odio i romanzi scritti: sono sempre così falsi!

— Fra un autore e una principessa chi dirà la verità?

— Va via, non ti voglio più vedere sino a questa sera in teatro: oh! se non vieni a farmi visita...

Quella sfida troppo seria malgrado l’aria di scherzo colla quale era stata gittata e raccolta rinfocolò naturalmente la loro passione. In fondo avrebbero voluto entrambi aver torto, mentre un secreto presentimento li avvertiva di una non lontana rottura. Perchè? Non erano abbastanza belli, giovani e caldi per potersi amare? Tuttavia trepidavano di essersi già troppo conosciuti.

In una fra le più deliziose leggende di Heine un ondino e un’ondina s’incontrano ad un ballo campestre: tutti ammirano la loro danza dalle ondulazioni di una strana grazia, poi la dama dice all’orecchio del cavaliere: — Sul vostro cappello tremola un giglio che cresce solo in fondo all’oceano. — Bella dama, rispose l’altro, «perchè dunque la vostra mano è così gelida e l’orlo della vostra veste tanto inzuppato d’acqua? — La musica tace e la bella coppia si separa assai civilmente: per sciagura si conoscono già troppo.

Ma Lelio raffreddandosi si abituava con una specie di crescendo al bisogno di quella donna di una lubricità così originale. Ella invece voleva domarlo, come fanno le donne cogli uomini, indebolendolo: senonchè in tale crudele rivincita femminile spesso s’inteneriva sino alle lagrime, e allora erano deliziose melanconie, effusioni poetiche, nelle quali il fine gusto di entrambi si accordava come in una suonata a quattro mani.

Ella una mattina andò a trovarlo: Lelio, umiliato da tale visita in quelle due camerette ammo-