Pagina:Oriani - Vortice, Bari, Laterza, 1917.djvu/50

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finchè era stata viva la mamma, non aveva mai osato, nemmeno di notte e sicuro di non essere sorvegliato, condurre seco alcuna donna: dopo, il rispetto della moglie e dei bambini lo avevano egualmente preservato da tale bruttura. Anzi, una volta che Camilla con quel suo riso impudente gli aveva detto a bruciapelo:

— Scommetto che tu non osi portarmi a cena in casa tua, ora che tua moglie dorme; ne hai paura, — questa frase gli aveva fatto una penosa impressione.

Invece la perversa ragazza aveva durato a riderne con gli altri per forse dieci minuti. Quella sera cenavano in quattro all’albergo del Falcone in uno dei camerini a pianterreno sul cortile. Con Camilla era venuta la grossa De Angelis e la Nani, più vecchia, con quel lungo neo nel mezzo della gota destra, Viani, l’ufficiale, con Ridolfi e Politi. Questi era già del tutto rovinato. Si era fatto del chiasso e bevuto del Conegliano spumante; poi egli aveva accompagnato Camilla a casa senza potervi entrare, malgrado tutte le istanze.

Camilla aveva il carattere cattivo; era di una eleganza stracciona, di un biondo ardente nei capelli e con una bocca quasi sanguinolenta.

La prima volta parlandole all’albergo, il terzo giorno dacchè la compagnia cantava all’Arena Borghesi fuori di porta Montanara, era rimasto interdetto dalle sue risposte. La ragazza vestiva un abito chiaro tutto sgualcito, con un paltoncino in casimira avana, del quale la fodera azzurra cominciava a tagliuzzarsi. Anche il suo cappellino rotondo, di una bizzarria temeraria, aveva i nastri e i fiori invecchiati.