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Una dozzina d’huomin Carlo hauea
     scielta fra tutte quante le sue genti
     ne sol che fusser braui si credea
     ma orsi, draghi, lioni e serpenti
     & in costor piu speranza tenea
     che mal di Iob in glimpiasti in gliunguenti
     e li chiamaua per gloria gioconda
     i paladin della tauola ritonda.

Hora la Pasqua uenuta è mestiere
     alla mensa ciacun sia comparito
     i paladin si lanciarno a sedere
     come si lancia in chiesa uno fallito
     e cominciorno a mangiare e bere
     con una sete, e con uno appetito
     che la fame, il digiun, la carestia,
     con men uoglia berebbe, e mangieria,

Venian le uiuande a son de piva,
     di tamburi, di trombe, e come s’usa
     & ogni uolta che un piatto arriua
     saltella un pazzo a suon di cornamusa
     i paladin gridauon uiua uiua
     poi senza cerimonie, e senza scusa
     chi grapaua un fagian, e chi un pauone
     a onta d’Apollino, e di Macone