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gole dell’etichetta e della gerarchia in quanto domestici di grandi famiglie, essi offrivano il vassoio in primo luogo al «beizadeà» Constantin, poi, a seconda del grado e della carica che ricoprivano, agli altri convitati, e servivan tutti con esattezza ed eleganza.

Terminatosi il cerimoniale del caffè, gli ospiti, da uomini preoccupati de’ loro affari, incominciavan già a discuter di politica e dei codici delle nuove leggi che il Principe Carageà e i suoi consiglieri preparavano ai sudditi; ma il «beizadeà», desiderando interrompere codesta conversazione, il cui tono serio mal celava la menzogna e l’adulazione cortigiana, disse improvvisamente:

— «Ascoltate, boiari, che siam venuti a far qui? A discuter di politica, o a divertirci? Lasciate a mio padre le cure dello Stato e attendiamo a bere e a mangiare!».

Poi, voltosi al Maggiordomo, gli disse:

— «Ionitză, di’ ai domestici di apparecchiare!».

(Trad. di Ramiro Ortiz).

Prima di passare ad occuparci degli scrittori romeni contemporanei, bisognerà trattare ancora di quattro, che, pur essendo morti in giovane età, non per questo appartengono al passato. I quattro scrittori ai quali alludo sono i prosatori Calistrat Hogas, Emil Gârleanu ed i poeti Dimitrie Anghel e Stefàn Octavian Iosif.

Calistrat Hogàs (1847-1916) rappresenta un po’ il Panzini della Romania per la sua tendenza a descriverci viaggi a piedi o a cavallo, intramezzati da ogni sorta di considerazioni storiche, sociali e filosofiche e per l’elemento «libresco» che pervade quasi ogni pagina. Era infatti, come il Panzini, professore e innamorato dei classici di ogni nazione, ma soprattutto latini, che cita spesso con una lieve venatura d’humour per non sembrar pedante, ma che non basta a nascondere la sua passione per essi. La sua opera principale s’intitola: «Pe drumuri de munte» (Attraverso sentieri di montagna) divisa in due volumi: «Amintiri dintr’o călătorie» (Ricordi di un viaggio) e «In munții Neamțului» (Tra i monti di Neamtz), scritti in uno stile semplice, piano e, nello stesso tempo, elegante, che, purtroppo, non fu abbastanza apprezzato finché l’autore fu in vita, ma che oggi, per opera soprattutto di Lovinescu, che ne ha messi in evidenza i pregi non comuni, è molto gustato anche dagli scrittori giovanissimi (1). Soprattutto la squisita e dolce figurina di «Florici-

  1. Una recene biografìa ne è apparsa a Bucarest per i tipi della «Cartea Românească» (1936) per opera di Dimitrie I. Stahiescu, col titolo di: Calistràt Hogaș. Viata și opera lui.