Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 139 — |
trove (Icoane din Carpați) ci dà quadretti deliziosi di paesaggi. Descrive anche la vita e le occupazioni dei contadini, ma senza la profondità del Coșbuc, al quale somiglia anche per il suo amore per la poesia popolare, da cui, ripulendola e raffinandola, tolse spesso l’ispirazione. Tradusse anche molto da lingue straniere (dal Verlaine, Bürger, Goethe, Schiller, Lenau, Uhland, G. Keller, Shakespeare, ecc.). Dall’italiano tradusse qualche poesia del Carducci delle meno importanti. In collaborazione coll’Anghel scrisse «Legenda funigeilor» (1) e la commedia in versi «Cometa» di sapore rostandiano. In esse, come anche nel «Caleidoscopul lui Mirea» (Il caleidoscopio di Mirea) e nel «Cireșul lui Lucullo» (Il ciliegio di Lucullo) l’influsso di Anghel è da considerarsi preponderante.
Le poesie di Anghel apparvero da principio in due volumi intitolati rispettivamente: «In gradină» (Nel giardino) e «Fantazii» (Fantasie), ma ora si possono leggere nel primo volume delle sue «Opere complecte» pubblicate dalla «Cartea românească», sotto il titolo di «Poezii».
Ne togliamo quella intitolata «Vezuviul» (Il Vesuvio), che il Lovinescu («Istoria Literaturii Române Contimporane», vol. III: «Evoluția poeziei lirice») considera a ragione come il suo capolavoro:
IL VESUVIO
Chiomato fui un tempo come il biblico Sansone: |
- ↑ Funigei si dicono in rumeno quei filamenti bianchi che volan per l’aria a primavera.