Pagina:Ortiz - Letteratura romena, 1941.djvu/155

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violacei. Nei prati pascevan mandrie bianche e di tanto in tanto s’udiva tinnire il campano di un bue. Le capre sulle colline, sparse qua e là tra gli spini, brucavan le foglioline novelle movendosi irrequiete; ogni tanto si elevavan nel silenzio i muggiti delle vacche che avrebbero voluto uscir dal recinto e tornare alla stalla dove avevano i vitellini, più raramente risonava il muggito corrucciato del toro. — Dalle pendici e dalle valli veniva la voce del «cavalu»: melodie frammentarie, stonate, di monelli che da poco imparavano a sonarlo, o piene, molli, tutte brividi, di giovanotti cui eran già spuntati i baffi. Come dentro una chiesa larga e sonora piangeva l’anima addolorata della «doina»:

Giovinottino dai baffetti neri,
due alberi in fiore sono spuntati,
sono fioriti e poi si son seccatici
siamo amati e poi ci siam lasciati!...

Per la strada passavan carri di fieno così bene aggiustati che sembravan pettinati. Al di sopra spuntava qualche testina bionda di bimbo, dondolante come se avesse sonno. L’uomo che conduceva il carro si dondolava anche lui assecondando l’andatura lenta de’ bovi. In un campo in cui l’erba era cresciuta più folta, dei giovanotti la radunavano in piccoli mannelli e le ragazze li ammonticchiavano in fretta col rastrello. Quanta ealute e quanta vita in quella gioventù! C’eran dei giovanotti e delle ragazze di una bellezza quale Dan non aveva mai visto in nessun luogo!

Il figlio del popa guardava tutte queste cose come se non le avesse mai viste in vita sua. Guardava e non se ne saziava. Dove andava? Tra quelli che s’eran burlati della sua terra? Che cercava egli fra quella gente ostinatamente avversa? Che scopo poteva aver la sua vita tra di loro? Comprendevano essi quanto c’era di bello e di buono fra gli uomini della sua stirpe? Ma lui che sapeva quanto è cara la razza dalla quale si discende, che ne conosceva le sofferenze, gl’ideali, le aspirazioni, come poteva chiudersi fra gente avversa come in una prigione e non uscirne mai più? — No, no — si diceva — l’animo tuo, Dan, è molto più vasto, molto più profondo! È apparsa sulla tua strada una donna, l’hai amata, l’ami ancora, ma questo amore ti strappa e ti strania dal luogo dove sei nato e devi e vuoi vivere. Non è questa, Dan, la vita che hai sognato: chiuderti in un angolo di mondo colla donna che ami e non pensare più a niente. Vedi bene come ti si solleva il petto quando guardi il villaggio de’ tuoi avi, l’orizzonte, il cielo e, lontano, i monti violetti. Tutte queste cose tu le conosci, Dan, te le ha date Dio per mostrarti il valore della vita.

Chi sa che Giulia (1) non abbia riso allora che per mera compiacenza? Così son le donne, leggiere. Ma, caro il mio Dan, un uomo non si lascia condur per mano da una donna.

Che cerchi tu in quella città rumorosa, in quel formicaio di uomini invecchiati innanzi tempo? Perchè ti accingi a battere ancora le strade ramingo alla ricerca di un tetto?

Dan si travagliava in questi pensieri, mentre il cocchiere lo guardava meravigliato: perchè tornava il signorino?

  1. Una baronessina ungherese di cui s’era innamorato.