Pagina:Ortiz - Letteratura romena, 1941.djvu/188

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Bel sogno; ma la poesia finisce con un verso amaro;

Oh, se fossi stata quella che non eri!


che ci fa pensare alla fine anch’essa amara dell’«Idillio maremmano».

Non possiamo però chiuder queste parole sulla poesia di Nichifor Crainic senza citare almeno qualche verso di «Gesù tra il grano», che rappresenta la corda mistica della sua cetra:

Tra il grano maturo dove corre il serpeggiante mio sentiero,
che fugge lontano nell’oro glorioso del tramonto,

mi è sembrato, Gesù, che tu passassi come facevi quando
gustavi camminando l’amicizia dei pescatori di Galilea..

...Passavi e sanguinava in te la caccia degli oscuri sinedri,
all’orizzonte ti aspettavan gigantici con rami difensori i cedri.

E a me pareva seguirti nello stuolo dei discepoli
e anch’io stritolavo per cena le spighe tra le palme.

Ero — penso — troppo del mondo e troppo poco tuo
poi che terrene cure, Signore, m’avevan ritardato per via.

Sul medesimo grano d’oro scende il medesimo glorioso tramonto
ma non ascolto più le tue parole che gli evangelisti non han dette.

Passaron secoli e con essi m’è parso che tu di nuovo passi
e cerco la tua orma luminosa nel fango per baciarla.

(Trad. di Ramiro Ortiz).


Un poeta intimamente tradizionalista — se pure in forme nuove — è, senza dubbio, Ion Pillat, rievocatore del passato in «Risalendo l’Argeș» e in «Dal mio villaggio». Imparentato colla storica famiglia dei Brătianu, il Pillat si sente legato alla terra de’ suoi avi, simpatizza col pastore, col bifolco, persino con l’ebreo del suo villaggio, testimoni tutti di un’umile vita secolare, che assurge, ne’ suoi versi, a dignità di simbolo; ma non dimentica («I nostri vecchi») le grandi figure storiche del suo paese. Non molti anni fa ci ha dato un libro di poesia sentimentalmente religiosa: «Il racconto della Madonna».

Diamo qui per intero «Qui arrivò un giorno» e qualche poesia dei suoi ultimi volumi che ci sembran degne d’esser conosciute dai lettori italiani.