Pagina:Ortiz - Letteratura romena, 1941.djvu/49

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han più avuto contatto coi Romani, nè hanno appresa la lingua latina letteraria.

La lingua romena altro non è che la lingua romana come venne svolgendosi dal latino popolare risultante dalla fusione di elementi latini con altri dovuti alle lingue dei diversi popoli d’Italia, che furono assoggettati dai Romani e divennero una sola nazione con essi. Così si spiega perchè sempre in Italia la lingua romana fu divisa in diversi dialetti, atteso che, aggiungendosi alla nazione romana sempre nuovi cittadini, voglio dire i popoli assoggettati, questi non han potuto non mantenere alcune delle parole del loro linguaggio primitivo.

Da quanto si è detto si può agevolmente vedere che non la lingua romena, sibbene quella italiana e le altre derivate dal latino, han sofferto cambiamenti e per questa ragione gli Italiani, gli Spagnoli e i Francesi difficilmente possono ora intendersi coi Romeni nella conversazione. E similmente è chiaro che chiunque voglia giudicar rettamente intorno all’antica lingua del popolo romano, deve fondarsi sul romeno e non sulle altre lingue derivate dal latino.

Nipote. — Poche mi sembran le parole d’origine latina nella lingua romena; in questo caso dobbiamo forse credere che la maggior parte ci vengano dalle lingue degli antichi popoli d’Italia, che furono assoggettati dai Romani e poi fusi in una sola nazione?

Zio. — Nella lingua romena ci sono anche parole delle antiche lingue dei popoli assoggettati dai Romani, ma la maggior parte derivano dalla lingua latina. Molte parole della lingua latina popolare furon sostituite con altre o le troviamo in altra forma in quella latina letteraria e perciò sembrano non essere latine a chi ne consideri solo l’apparenza. Ma, se ti servirai della chiave e dell’ortografia da me trovate, per ricercar l’origine e la radice in esse nascoste, vedrai che son latine come quelle che si leggon nei libri scritti in latino letterario. Finché i Romeni scriveranno con lettere cirilliche non apparrà mai l’origin latina di tali parole. Di tanta fuliggine è coperto il loro volto nobilissimo, che, come sotto una nera maschera, resteranno nascoste senza speranza di riconoscimento!

(Trad. di Ramiro Ortiz).


Conseguenza della «scuola latinista» fu quella «italianista» di Ion Heliade-Rădulescu (1802-1882) e di Gheorghe Asachi (1788-1869), che, rispettivamente in Valacchia e in Moldavia, introdussero l’influsso della lingua e della letteratura italiana. Mentre però l’Asachi si tenne stretto al campo letterario, Heliade Rădulescu, accanto a una intensa attività di critico e di traduttore, ne esplicò anche una filologica, ricollegandosi alla «scuola latinista di Transilvania» nella sua pretesa di sostituire le parole d’origine slava non più con parole d’origine latina, ma coniate, spesso arbitrariamente, su altrettante italiane e trasformando, soprattutto nel secondo periodo della sua attività filologica, la lin-