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45.— Sta ferma, amore mio,
e non ti spaventare,
che noi vogliam per gioco
fabbricarti nel muro! —
Anna si fidava
50.e allegra rideva,
E Manea sospirava
e cominciava
il muro a fabbricare,
il sogno ad avverare.
55.Il muro s’innalzava
e la circondava
fino ai malleolini,
fino ai polpaccini,
ma lei, povera lei,
60.più non rideva
e sempre diceva:
— Manoli, Manoli,
mastro Manoli,
il muro forte mi stringe,
65.il corpicino mi frange,
le mammelline mi schiaccia,
il bimbo mi uccide! —
Manole si disperava
e sempre lavorava.....

(V. Alexandrì, Poezii populare ale Românilor.
București, «Minerva», 1908. p. 122. Trad.
di Ramiro Ortiz.)


Un’altra forma di poesia epica popolare è il «Plugușor» (Aratrino) che si canta dai contadini la vigilia o la mattina dell’anno nuovo, quando vengono in città coi bovi e l’aratro tutto adorno di fiori (di carta, naturalmente, in quella stagione) per augurare un buon anno ai signori e ci descrive in strofe interrotte da allegri schiocchi di frusta, le diverse fasi per cui passa il pane, dall’aratura della terra fino alla cottura nel forno. In esso troviamo talvolta un personaggio misterioso che si chiama «Troian»:

E s’è avviato zio Basilio
un giorno di Giovedì
coll’aratro e dodici buoi
ed ha arato il colle di Garalemme
e la valle di Gerusalemme
in lungo e in largo,
la terra riversava,
e il solco nero apriva,
grano rosso seminava.