Pagina:Ortiz - Per la storia della cultura italiana in Rumania.djvu/101

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chè anzi una cosa aiutava l’altra, poichè la fede serviva d’introduzione alla civiltà, e questa a quella.” E poco appresso: „Seppeselo Degerando, il quale scriveva, che, per quanto alla politica s’apparteva, la Propaganda, recando in lontane regioni coi semi del nostro culto, i nostri costumi, le nostre opinioni, le radici delle idee d’Europa, la narrazione del regno il più glorioso, qualche cognizione delle nostre leggi e delle nostre istituzioni, preparando gli spiriti a certi avvenimenti, che solo s’apparteneva alla vastità dell’imperial mente a concepire, procacciando amici tanto più fidati, quanto più stretti da vincoli morali, e così ancora offerendo tanti e così variati mezzi di corrispondenza in contrade in cui il governo manteneva nessun agente, procurandoci notizie esatte sulla natura dei paesi, nei quali i missionari soli potevano penetrare, aprendo finalmente una via e quasi un condotto a farvi scorrer dentro coi lumi civili le influenze di un sistema, la cui grandezza doveva abbracciare tutto il mondo, era un edifizio piuttosto di unica che di somma importanza.”1

Un tale edifizio è italiano. Dovremmo tacerne i meriti perchè è anche — e soprattutto — cattolico?

f) Viaggiatori.

α) „Navigare necesse est non vivere!”

Paulo maiora... et forsitan jucundiora canamus! Incominciando oggi a trattare dei viaggiatori italiani2 in Rumania, e riportandomi col pensiero ai tempi remoti, in cui le prime galere

  1. Botta ap. Gioberti, Primato, Bruxelles, 1845 (2-a ed.), note a pp. 576— 77.
  2. Sull’argomento, oltre la notissima Bibliografia dei viaggiatori italiani di Pietro Amat di San Filippo, 1874, che mi dispensa da molte citazioni, sono da consultare le buone pagine che ai Viaggi e viaggiatori nella seconda metà del settecento ha consacrato Gemma Sgrilli nella Miscellanea di Studi Critici pubblicata in onore di Guido Mazzoni, Firenze, Ariani, 1911 (II, 277— 308) e soprattutto l’articolo del Iorga, Călători, Ambasadori și Misionari în țările noastre și asupra țărilor noastre, in Buletinul Societăței Geografice române, vol. XIX (1898) Sem. II, pp. 52 sgg., in cui quasi il medesimo argomento è trattato da un punto di vista naturalmente assai diverso dal nostro. Non dimentico, s’intende, il bel volume di A. D’Ancona, Viaggiatori e avventurieri, Milano, Treves, 1913, nè gli studi, speciali del Iorga sui singoli viaggiatori, come p. es. l’articolo dell’Arhiva di Iassy, vol. IV (1894) pp. 571: Călătoriile lui Domenico Sestini e la memoria: Un călă-