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anima come un deserto. Si vide solo in qualche distanza un uomo a cavallo, il quale, appena scopertici, uscì di strada, e si mise a correre su per la pendenza di un giogo di colline. Uno de’ nostri Giannizzeri gli corse dietro a galoppo serrato, ma non potè raggiungerlo e ci disparve essendo scorso di là dalla cima. Dimandando la cagione di quella fuga, udii, che quello doveva essere un povero viandante, il quale, per salvare il suo cavallo, dovette prendere quel partito: vi è in tutta la Moldavia il barbaro costume di pigliare per servizio pubblico senza alcun riguardo, e senza alcuna paga, tutto quello che s’incontra, bovi, carri, cavalli, pigliandoli tanto da’ paesani ne’ villaggi, e anche nelle città, quanto da’ viandanti, benchè forestieri, esercitando con un uso crudele un totale dispotismo. Se era raggiunto quel povero uomo, avrebbe dovuto dare il suo cavallo o contentandosi di uno di quelli, che ci servivano, il più rovinato, o venendo dietro per ricuperarlo, dove ne fosse cessato il bisogno, e se non fosse crepato per istrada... I Giannizzeri poi fanno delle estorsioni terribili da per tutto. Questa, mi dissero, e ciò mi fu confermato dopo in molti luoghi, è la ragione, per cui tanti bellissimi paesi sulla via della posta sono oramai abbandonati, e ridotti a deserti... Misera condizione di paese oppresso da’ Greci con un atroce dispotismo!”1.

Molte altre pagine di questo viaggio meriterebbero di esser riferite, come p. es. quelle nelle quali il nostro abate c’informa dello stato del paese, del governo, della nobiltà, del clero, dei commerci e delle...imposte nelle regioni da lui attraversate; quella in cui, a gara col Del Chiaro, si mostra scandalizzato delle troppe bettole, e del „libertinaggio incredibile e vergognosissimo pel Cristianesimo”2, ch’ebbe agio di osservare in Galatz (ch’egli scrive Gallaz); colle molte altre, nelle quali ci parla dell’ignoranza dei popi bulgari, „che non avevano notizia di alcun altro Imperatore, fuor che di Costantino”3; di un energumeno, di un nido di cicogne in lutto per la morte di due cicognini; della pesca delle fanciulle; di una caravella turca più grande di quella veneziana, con cui aveva fatto il viaggio

  1. Op. cit., p. 108 sgg.
  2. Op. cit., p. 97.
  3. Op. cit., p. 86.