Pagina:Ortiz - Per la storia della cultura italiana in Rumania.djvu/163

Da Wikisource.

153


Petru Cercel e Constantia Cantacuzino; l’uno come rappresentante di quella gran folla di pretendenti ai troni di Valacchia e di Moldavia, che, a partir dal secolo XVI, vediamo di continuo alla ricerca di protettori che li aiutino a risalire il trono degli avi; l’altro nella sua qualità di scolaro dell’Università padovana, cui (si può dire dalla sua istituzione) i popoli d’Oriente per più secoli attinsero la luce del sapere e il fermento miracoloso del progresso. Come si vede, anche a proposito dei viaggi compiuti da Rumeni in Italia, ci convien risalire al sec. XV, nel quale fatalmente sembrar convergere le correnti che più favorirono i contatti, dei quali nelle presenti pagine ci occupiamo: la corrente religiosa — consistente soprattutto nell’interessamento che i Papi avevano sempre dimostrato per ’e popolazioni ortodosse, sì proteggendole contro il Turco, come tentando di ricondurle nel seno della Chiesa occidentale — ; quella politica,— grazie alla quale, dopo la caduta di Costantinopoli, gli occhi prima fissi sopra Bizanzio incominciarono a rivolgersi a Roma — ; quella commerciale, — per cui Venezia raggiungeva in quel secolo, si può dire il massimo sviluppo della sua potenza colonizzatrice e marittima — ; quella infine intellettuale della Rinascita, — per cui le Università italiane apparvero alle genti lucidi fari di civiltà e di cultura. Al concilio di Firenze (1439) intervennero infatti anche i rappresentanti della Rumania nelle persone del protopopa Costantino, del boiardo Neagoe e del metropolita Damiano; il 1506 i primi ambasciatori moldavi approdano a Venezia ad annunziar il matrimonio di Bogdan III il Cieco con Elisabetta di Polonia; del 1516 son le ambascerie del Matievich alla Signoria veneta e del Paicalas a Roma e a Venezia: nel ’21 infine, un „duca Iani di Moldavia” apre la lunga serie dei pretendenti.1

b) Pretendenti: Petru Cercel.

Come mai nel secolo XVI, e specialmente nella seconda metà di esso „,il numero di codesti erranti nei più lontani paesi d’Europa” si sia potuto moltiplicare a tal punto, ci spiega il Iorga, in una sua memoria consacrata allo studio di questo ar-

  1. Cfr. Iorga, Breve, storia, ecc., pp. 40— 41: „I libri di conti della Curia mentovano questi „ambasciatori dei Valachi”.