Pagina:Ortiz - Per la storia della cultura italiana in Rumania.djvu/168

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gli effetti, perchè prestamente si raffreddano gl’impeti primi, prestamente cominciando a nascere varietà di pareri, onde indebolisce fra loro la fede, & le forze”; troviamo un’annotazione: Exemplum est in Reip. Venetae historia, che può ben esser di mano del Cantacuzino, allievo dell’Università patavina, autore della Istorie generala a Românilor, storico di vaglia e consigliere del Bràncoveanu. Comunque, non abbiamo insistito su codeste particolarità del volume, che per mostrare in primo luogo come simili trattati non si leggessero soltanto per ozio o per addestrarsi ai piacevoli conversari delle corti, ma si studiassero e talvolta si meditassero; in secondo luogo a prova della diffusione di cui goderono, giacchè il nostro volume, dopo essere stato nelle mani di un principe italiano, di un letterato basileense e d’un austriaco, venne a finire in Rumania, probabilmente ai tempi del Cantacuzino, che molti libri riportò da Padova tornando in patria e potrebbe, anche esser l’autore di certi altri segni, come p. es. quello accanto al passo nel quale il Guazzo, ci narra di „vn goffo lettore in Padoa”, che, „veggendo che à gli altri lettori era fatto honore da gli scolari sopra le mura di molte case,...prese di notte una scala, & con essa uscito secretamente di casa, andò per alcune contrade pubbliche scrivendo con un pennello il suo nome, & le sue lodi sopra le mura” (pp. 106 — 107), finchè non fu sorpreso dai birri, che poco mancò non lo arrestassero per ladro. Il Cantacuzino ch’era stato a Padova scolaro, doveva gustar più d’ogni altro l’aneddoto che gli ricordava altre universitarie padovane boriuzze contemporanee e potè segnarlo per questo.

Ma non ci perdiamo in ipotesi e torniamo al nostro Guazzo1.

  1. Stefano Guazzi, ci fa sapere l’accademico incognito, abate Girolamo Ghilini (Teatro d’Huomini letterati, Venezia, MDCXLVIT, II, p. 230) „nacque [il 1530] nella Città di Casale Metropoli del Monferrato da nobilissima, e antichissima stirpe, la quale è stata per l’addietro padrona in parte del feudo di Villa nuova de’ Conchi, ouero de’ Guazzi nella Lomellina”. Suo padre (Giovanni) fu primo tesoriere dei duchi di Mantova nel Monferrato, „hvomo di qualificate parti e nel maneggio di publici e privati affari expertissimo: Stefano professò belle Lettere, e in prosa, e in poesia con molta eccellenza; fu gran Filosofo; hebbe costumi amabilissimi, co’ ì quali s’acquistava l’animo di quelli, che seco trattavano. Serui di Segretario per molti anni alla Duchessa di Mantoua Margherita, e poi a Ludouico Gonzaga Duco di Niuers; fu Autore dell’Accademia degli Illustrati nella sua Patria, trà quali si chiamò l’Eleuato; hebbe anco luogo principale