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vechi și ciocoii noui (Villani rifatti vecchi e nuovi), e non dispiacerà, spero, ai lettori di queste pagine saper qualcosa intorno al teatro, sul quale comparvero per la prima volta in Rumania l’Oreste e il Filippo di Vittorio Alfieri.
Nell’inverno del 1817, Domnitza Ralù, animata dall’intenzione di riuscir gradita a tutti, anche a coloro che per caso non comprendessero il greco o non avessero per il teatro l’entusiasmo che aveva lei, fondò nella località che ora si chiama della Chiesa bianca (Biserica albă) e allora si chiamava della Fontana rossa (Cișmeaua roșie) una sala di ballo e di trattenimento, nella quale, dice il Filimon, si radunavano boieri e cucoane a passar le lunghe sere d’inverno. Intorno al 1818 la sala di ballo si trasformò a poco a poco in un teatro della lunghezza di 18 per 9 stîjeni1 e 5 palmi di larghezza. „Aveva tre ordini di palchi rivestiti di stoffa (postav) rossa e panneggiamenti di cambrì con frange bianche. Nella prima fila, a destra, un grosso sofà di velluto rosso per il Voda. Nella sala, 14 file di banchi di legno rivestiti di stoffa rossa. Fra gli spettatori e la scena, alta 7 palmi dal suolo, sedevano i musici. Il sipario rappresentava Apollo colla lira in mano. La sala aveva press’a poco la forma di un uovo, senza alcun ornamento e senza alcuna pretensione di eleganza, come quella che era stata edificata in fretta e furia e solo in legno. Intorno alla sala e sul palcoscenico candelabri di ferro bianco con candele di sego, che due zingari vestiti di rosso smoccolavano fra un atto e l’altro. Quando il Voda si recava a teatro, le candele erano di cera. I palchi dell’ordine centrale erano naturalmente per la nobiltà, i consoli stranieri ed altri personaggi di grande importanza, e costavano un galben per sera. Gli altri erano a disposizione di chiunque per dieci lire. Un posto in platea, cioè fra i banchi, costava tre lire. Gli affissi erano scritti in greco.... Di solito l’arrivo del Domnitor era annunziato dal Selam-Ciaușul di Corte. Il pubblico doveva alzarsi in piedi e gridare tre volte: Trăiască Măria Sa! Viva Sua Grandezza!”2
Sulle scene di questo teatro, furono rappresentati, rispettivamente il 1819 e il 1820, l’Oreste e il Filippo di Vittorio Alfieri. Per l’Oreste mi riesce precisare persino il giorno, che fu il 21 no-