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e nella decorazione della Curtea de Argeș ce ne sono1. Gli storici dell’arte sono, ad ogni modo, avvisati. Veggano essi (come gli antichi consoli) ne quid respublica detrimenti capiat! Posso assicurar loro che ne vale la pena! Intanto, perchè ognuno possa vedere e credere, riproduciamo qui la cornice d’una lapide dedicatoria (Fig. 1) e due pietre sepolcrali (Figg. 2 e 3) del Monastero di Neamț, col commento che l’infaticabile prof, lorga ha pubblicato di recente nel Bullettino della Commissione dei Monumenti Storici (Anno III, N-ro 3, fase. 11) col titolo di Stefano il Grande e il Monastero di Neamț: „Sulla porta d’entrata, — dove, con fiori retorici non meno ricercati [degli ornati in istil gotico che abbelliscono la proscomidia a destra dell’altare], Stefano chiama nientemeno che il Redentore in persona a protegger la sua costruzione votiva; — la pietra dedicatoria (Cfr. Figura 1) non ha altri ornati che in istile del Rinascimento. Sulla tomba

  1. Quando sapremo (e l’archivio veneto di Stato con i Diarii di Marino Sanudo ce lo potran dire) che razza di affari e di compere andassero a fare a Venezia gli ambasciatori di Neagoe e perchè mai la Serenissima, che non era avvezza a far concessioni senza averne ottenute, spingesse la sua cortesia fino a nominarne qualcuno (alludo al Matievich) militem splendidum aureis calcaribus; potremo averne la certezza. S’intende che non prendo sul serio Meșter Manole e non intendo fame neppur per sogno un personaggio storico! E intanto degno di nota il fatto che si nella leggenda rumena come in quella serba, la fondazione della Curtea di Argeș è attribuita a Radu-Vodă, non a Neagoe, il che vuol dire ch’essa si formò da principio intorno al Monastero di Dealu, che fu costruito da quel Voda e solo posteriormente fu adattata alla Curtea de Argeș. Ed è proprio il Monastero di Dealu quello che indubbiamente ha subito l’influsso del Rinascimento veneziano! In un suo articolo intitolato Ceva cu privire la Meșterul Manole (in Bulelinul Comisiunii Monumentelor istorice, III, 1910, pp. 44—46). Sp. P. Cegăneanu riferisce le varie opinioni intorno alla nazionalità di questo enigmatico architetto, e, dopo aver accennato a quella di B. P. Hasdeu che lo ritiene un veneziano probabilmente allievo dei Sanso vino (cfr. Râul Argeș, târgul Argeș și biserica Argeș, in Revista Nouă, II, 128), vorrebbe identificare metter Manale con un Mane, sicuramente serbo, il cui nome si vede scolpito sul magnifico portale del monastero Bistrița; ma la sua argomentazione non soddisfa ed era del resto già stata preveduta e confutata dal Tocilescu.
     Cfr. N. Iorga, Două documente din archivele ragusane relative la un sol trimis la Veneția de Basarab al III-lea (Neagoe) in Arhiva di Iași, IX (1898) p. 66: „I1 diploma si potrebbe illustrar meglio con ricerche negli archivi di Venezia. Il Sanudo deve ricordar l’ambasceria ne’ suoi Diarii della Marciana (ora pubblicati negli Atti della R. Deputazione di St. patria) ed anche negli archivi (Senato Terra) si troveran senza dubbio decisioni relative all’inviato valacco.”