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scienze ritrovansi; onde chi li possiede può con ragione stimarsi perfettamente felice”? Certo che no. Saremmo però ingiusti col Gaetti qualora non riconoscessimo le svariate e chiare nozioni ch’egli doveva pur possedere intorno a cose assai disparate, perchè gli fosse possibile venire a capo di un’impresa assai meri facile di quanto non si creda, e venirne a capo in modo assolutamente soddisfacente per ciò che riguarda la chiarezza dell’espozizione ed il criterio, con cui è fatta la cernita delle cognizioni fondamentali e sicure da quelle secondarie e malcerte. Come però sia potuta l’opera sua giungere fino in Rumania e nelle mani d’un prelato rumeno, non potremmo spiegare altrimenti che col suo carattere ecclesiastico (più ostentato invero che reale) e col bisogno, che, in quell’epoca di risorgimento dell’interesse scientifico in Rumania, poteva offrire quella specie di Summa del sapere contemporaneo, ad una società desiderosa (come del resto quella italiana1 di quell’epoca) d’istruirsi senza troppa fatica, superficialmente d’ogni cosa. Sappiamo che fu Ienăchiță Văcărescu ad esortare il Manoil a compier la traduzione di quest’opera, quando il 1773 si recò a Brașov con un incarico diplomatico presso la Sacra Cesarea Maestà di Giuseppe II, tra il quale e i boieri rumeni suoi compagni nell’ambasceria suddetta, fece anche da interprete parlando in italiano 2 Tro-

  1. Cfr. nel Mattino i versi 227— 243.

                         A voi, divina schiatta,
    Vie più che a noi mortali, il ciel concesse
    Domabile midollo entro al celebro,
    Sì che breve lavor basta a stamparvi
    Novelle idee. Inoltre a voi fu dato
    Tal de’ sensi e de’ nervi e degli spiriti
    Moto e struttura, che ad un tempo mille
    Penetrar puote e concepir vostr’alma
    Cose diverse, e non però turbarle
    O confonder giammai, ma scevre e chiare
    Ne’ loro alberghi ricovrarle in mente.
    Il vulgo intanto, a cui non dessi il volo
    Aprir de’ venerabili misteri,
    Fie pago assai, poi che vedrà sovente
    Ire e tornar dal tuo palazzo i primi
    D’arte maestri; e con aperte fauci
    Stupefatto berrà le tue sentenze.

  2. Cfr, Hurmuzaki, Documente, IIV, 343— 1; Urechie, Istoria Românilor, I, 228.