Pagina:Osio - La spedizione inglese in Abissinia, Firenze, Civelli, 1869.pdf/36

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consolazione di dominare tutto il territorio del loro signore; quest’ultimo, già partigiano di re Teodoro, poi amico del principe di Tigré, ed ora oscillante tra l’uno e l’altro, ha intimato a’ suoi sudditi di non vender nulla agl’Inglesi e di lasciarli morir di fame. Ma l’amore dei talleri supera, a quanto pare, nell’animo di questa gente l’influenza degli ordini sovrani, e le provviste di farina ed orzo arrivano ogni giorno in abbondanza.

15 marzo. — Le difficoltà della strada hanno ancora fermato l’armata per alcuni giorni, ed oggi soltanto sono giunte le truppe colle quali dobbiamo procedere innanzi.

16 marzo. — Attraversate due valli parallele a quella dell’Atsala, dalle pareti altissime e rocciose, ci troviamo ad un tratto in una valle del versante orientale della gran catena. Da quanto posso discernere in mezzo ad un labirinto di piccoli contrafforti e di burroni che si intrecciano in tutti i sensi, la cresta della gran catena fa in questo punto un brusco giro; lascia, cioè, la direzione nord-sud, seguita press’a poco sinora, s’interna per un tratto verso levante, e torce poi nuovamente a mezzogiorno, per andare a formare la parete occidentale del lago Ascianghi.

La vegetazione è in questa regione un po’ più ricca che nelle precedenti; abbondano gli alberi, e l’acqua.

Dopo otto ore di marcia, giungiamo a Machàn e vi stabiliamo il campo.

17 marzo. — Quest’oggi riposo: due compagnie del 33° di fanteria sono partite, per lavorare alla strada che dovremo percorrere domani.

Il nostro campo è stato oggi rallegrato dalle melodie di tre indigeni allievi d’Orfeo: uno d’essi ci riempì gli orecchi per un’ora almeno col canto di una canzone, il cui tema principale doveva essere Magdalà e il suo Sultan, accompagnandosi con un fac-simile di violino dalla cassa di carta pecora e munito di una corda sola; gli altri due, più modesti, non fecero che suonare, vale a dire, soffiare