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Pagina:Osio - La spedizione inglese in Abissinia, Roma, Carlo Voghera, 1887.pdf/37

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in abissinia 1867-1868 35

varono alla mano; e così entrarono quasi contemporaneamente in azione parte del 23° (Punjab Pioneers), parte del 4º fanteria inglese, e parte del 27° (Beloochee).

Il fuoco micidiale del fucile Snider ebbe ben presto ragione dell’eroismo selvaggio degli abissini, ed agli urli feroci che avevano accompagnato il loro avanzare succedettero allora le grida di centinaia di feriti, ed il triste spettacolo di una fuga scompigliata. In quel frattempo eran giunte sul luogo una batteria di montagna e la batteria di racchette, ed avevano aperto il fuoco, dapprima contro i fuggiaschi, poi contro il campo nemico. Re Teodoro non volle rimanere al disotto, e dall’altura di Falla apri anch’esso il fuoco di sette pezzi: fuoco però affatto innocuo, per la poca portata di quelle armi, e per la cattiva direzione del tiro.

La cosa durò due ore, vale a dire dalle quattro alle sei: dopo di che le poche truppe di re Teodoro, che non s’eran disperse, si ritirarono ai loro campi, e le truppe inglesi presero posizione ai piedi di Falla, circondandosi di avamposti e coprendosi come meglio fu possibile.

Quest’azione fu chiamata Arroghi action dal nome della località.

Gli abissini erano armati in gran parte di lancie e scudi, ed in piccolo numero di moschetti; le perdite da parte inglese sommarono a 19 feriti (un ufficiale e 18 soldati), nessun morto, nessun prigioniero. Le perdite dalla parte degli abissini, verificate il giorno dopo, e confermate dalle relazioni dei prigionieri europei, raggiunsero l’enorme cifra di 370 morti e circa 150 feriti: due soli furono fatti prigionieri durante l’azione.

Ebbero parte principalissima, nei danni arrecati agli abissini, il fucile Snider e le granate dei piccoli pezzi da montagna: le racchette ebbero un effetto morale immenso e poco più.

Si calcola che in quelle due ore siano stati sparati, da parte degli inglesi, 19000 colpi di fucile e 400 di cannone e racchette.

Durante la notte venne a raggiungere il campo la 2ª brigata tutta intiera; e alle cinque del mattino le truppe si disponevano già in ordine di attacco: le brigate in due linee, e l’artiglieria in buone posizioni per proteggere ed assecondare il movimento. Ben presto però si spargeva nel campo la voce che due dei prigionieri europei si trovavano all’attendamento del generale in capo.